Solitudine

Jack folla c’è, è l’ora di pranzo e io non ho nessuno, né davanti, né dietro, né ai fianchi. Una donna non mi sta preparando da mangiare, un amico non mi chiamerà alle 14 e 28 per commentare la puntata di oggi, i miei sono morti, e comunque mia madre ascoltava Radio 3, con mio fratello c’ho litigato e il resto dei Folla mi considera la pecora nera della famiglia, anche se il gregge nero, se mai, è il loro e io la pecora rossa, come la Primula. Ho ricevuto un paio di e-mail che mi chiedono di parlare della solitudine, ma io non so da che parte prenderla, perché nelle vite solitarie, tristezza e felicità si rincorrono come lepre e cavaliere e non capisci mai chi è che dà la caccia all’altro. La stragrande maggioranza della gente, il branco, considera la solitudine una cosa a metà tra l’alluvione di Firenze e il paese di Bengodi. Quando mangio da solo in trattoria, per esempio, le coppie mi guardano con compassione mesta. Se, invece, sono sposati da qualche anno, con invidia.

Ma anche noi, gente sola, facciamo lo stesso, più o meno: se è una giornata cupa, sbirciamo la coppia di innamorati sentendoci esclusi dall’amore, la tavolata di parenti sentendoci senza famiglia. Nelle giornate cupe siamo tutti de amicisiani. In quelle in cui è la lepre a rincorrere il cacciatore, invece, la stessa coppia di amanti ci fa tenerezza, e davanti a quella tavolata di parenti che gesticolano con l’abbacchio in mano, ringraziamo Iddio di averci scampati al matrimonio con buona pace di Papa Woytila e dei suoi poco divini ricatti  agli avvocati divorzisti.

Nelle giornate felici siamo balzachiani, piccoli e grandi avventurieri di provincia pronti a conquistare Parigi. E allora una donna sarebbe di troppo e una famiglia una palla al piede.

Qualcuno pensa che le persone sole non vogliano pagare i prezzi della responsabilità di mettere su famiglia, che siano degli eterni piccoli Pan. Qualche volta è così, ma quelli li riconoscete subito, hanno la faccia da bambini vecchi e cuori molto sterili: le sessantenni vestono come fate turchine, e i maschi hanno pantaloni a zampa d’elefante. E’ il modello di giovane che hanno in testa che è antico, per cui il trucco non gli riesce.

La solitudine adulta non è sempre verde: ha le sue rughe e le sue piccole e grandi follie, ma una grande dignità. Credo che questa derivi da due cose: la scarsa propensione al compromesso e l’accettazione a priori che si nasce e si muore soli. Attenti, non è una banalità. Certo che lo sanno tutti, ma non è il saperlo che conta, è il non fuggirlo.

Quando una persona sola è serena, è più forte del branco. Quando ha paura non è mai il panico del branco, quello che fa calpestare i bambini nella fuga. Insomma, il mio invito è quello di guardare le persone sole con più rispetto e intelligenza. Quella che a voi sembra una zitella da compatire, spesso è solo una persona che sogna con più risolutezza di voi e mantiene fede al proprio sogno. Non si accoppia per non rimanere sola, se lo fa è per stare soli insieme.

Le persone sole sanno amare in modo assoluto. Sono quelle che attendono per anni il loro momento, e magari si giocano la vita in una notte. Penso a loro, a noi, con la tenerezza che provo per una piccola e solitaria libreria di paese, quelle che ogni giorno vengono spazzate via dai megastore del libro dove puoi comprare Robinson Crusoe, mangiare una pizza alla cipolla, giocare a un videogame e farti anche un giro di Bingo. Mica ci sono solo quelle, sapete. Ormai vedo anche catene multinazionali di sentimenti, in cui le coppie si alternano e si scambiano l’uno con l’altra come anelli di una stessa catena: “Io sto con te perché sei stata con il mio amico che è stato l’amante di mia moglie che è la sorella della sua ex…”.

E’ così che fa l’amore il branco oggi: una McDonald’s del rapporto a due. Mica a tutti piace questo “retrogusto di folla” in un amore.

Ecco perché, quando due persone sole si incontrano per amarsi sembra una messa di Natale: capita una volta l’anno, ma è un appuntamento a cui non puoi mancare. E’ quel amore che dà la gioia di quando, bambini, facevamo il presepio: muschio e carta stellata. Questo è l’asso che calano le persone sole quando amano.

Il branco le teme, io le trovo irresistibili.

Jack Folla (Diego Cugia), Alcatraz

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